domenica 1 dicembre 2013

1.12. 2013 oggi il mio primo articolo per la Rubrica 'Di Vigna in Vigna' del quotidiano Metropolis. Caggiano Salae Domini 2004




Il Quotidiano Metropolis, diffuso in tutta la Campania, la domenica dedica una pagina al gusto, dove si parla di appuntamenti gastronomici, ristoranti, ricette, ma, soprattutto di vino campano. ' Di Vigna in Vigna' è la nuova rubrica dove,  con cadenza più o meno settimanale,  pubblicherò recensioni di vini della nostra regione: vini che ho a cuore da tempo, vini emergenti di piccoli produttori, vini dal buon rapporto prezzo qualità, ma sempre vini della nostra Campania Felix. Ho voluto cominciare con l'aglianico taurasino di Antonio Caggiano Salae Domini 2004, perchè è stata una sorpresa, una bottiglia aperta dopo quasi 10 anni, si è rivelata in tutta la sua magnificenza. 


vi riporto qui la versione integrale inviata alla redazione, che, per esigenze di spazio, è stata ridotta. questa recensione è dedicata a una persona che per anni ho creduto amica, non ho infatti proposto abbinamento gastronomico, ma l'ho definito un vino da bere con un vecchio amico di quelli che non tradiscono mai. Ho abbinato un sentimento: l'amiciziasolidale dell'amico che, se pur lontano, è sempre con te, basta una parola, una telefonata e tutto ritorna perchè non è mai andato via.

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Antonio Caggiano
Salae Domini igt Campania 2004
Uva: aglianico 100%
Fascia di prezzo: € 15,00 – 20,00 f.co cantina
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno con malolattica svolta

Unbelievable! E’ quanto direbbero i consumatori del mercato americano, uno degli sbocchi principali dei vini di Antonio Caggiano. Di che parliamo? Salae Domini igt Campania 2004(solo nel 2005 arriva la denominazione Irpinia campi taurasini doc, ad indicare l’aglianico in purezza atto a divenire Taurasi). Aglianico al 100% proveniente dai vigneti di Contrada Sala di Taurasi a 350 mt slm., dove oggi sorge l’ omonimo agriturismo e wine bar, affacciato sui vigneti impiantati su terreno a carattere argilloso calcareo, a pochi passi dalla celebre cantina. Le rese sono basse e si vendemmia tra fine ottobre e inizio novembre. L’annata 2004 è stata classificata dalla critica di settore con cinque stelle austera, longeva e, soprattutto, elegante. La promessa, dopo 10 anni, può considerarsi mantenuta e la scommessa di Luigi Moio e Antonio Caggiano decisamente vinta. Salae Domini è stato, infatti nel 1994 il primo aglianico ad essere elevato in barrique di primo passaggio di legno di rovere francese (Allier, Troncais e Vosges); allora la novità fu travolgente, poi con il passare degli anni, la tendenza all’affinamento in legno è andata calando a favore di vini più freschi e rispettosi del territorio. A sorpresa, dopo dieci anni questo vino ha completamente perso l’invasività del legno a favore della varietalità del vitigno e perciò stesso della corrispondenza con il territorio. Il frutto è totalmente intatto, la freschezza è inalterata e conferisce al vino  un’incredibile lunghezza al palato. E’ buono, è proprio buono, ottima consistenza in roteazione ( i ‘didattici’ archetti sono lenti e sinuosi), si avverte la ciliegia marasca integra, la violetta passita e una fantastica, interminabile speziatura di pepe nero e liquirizia. Il tannino è risolto alla grande, si presenta in grande spolvero ben fuso con l’alcool (13,5%), la freschezza e la sapidità; non aggredisce il palato, anzi lo avvolge con fermo e accattivante fascino. Il sorso è pieno, coinvolgente, lungo, di straordinaria persistenza e corrispondenza gusto – olfattiva.
Come sostengo da sempre, il vino somiglia a chi lo fa: questa ‘creatura’ di dieci anni ha tirato fuori nerbo e carattere insieme a  una moderata morbidezza ed  estrema eleganza. Il vino non stanca, invita a nuovi sorsi, non si lascia abbandonare esattamente come la compagnia di Antonio Caggiano – alla sua ventesima vendemmia da Chiocciola Slow Wine, con il suo ‘furbesco’, appena accennato sorriso e l’immancabile sciarpa rossa; difficile allontanare il bicchiere, affascinati dalle ‘parole’ che ci comunica, esattamente come i racconti del vino dell’enologo – oggi vignaiolo -  Luigi Moio che lasciano tutti col fiato sospeso. Ogni sensazione del bicchiere è perfettamente appagante, non solo per il corpo, ma soprattutto per lo spirito, riportando direttamente alla citazione di veronelliana memoria:  ‘il vino è il canto della Terra verso il cielo’. Nel Salae Domini 2004 ritrovo qualcosa di sacrale, magico: durerà ancora tanto nel tempo, 10, 15 anni, forse più… Ne parleremo con il figlio di Antonio, Giuseppe, per tutti Pino, perché ormai il passaggio del testimone è avvenuto in piena continuità. L’abbinamento non fa testo, potrebbe essere di scuola, con piatti robusti della cucina italiana classica o moderna, non solo del sud, ma, più semplicemente, è un vino da assaporare intensamente, attimo per attimo con un vecchio amico di quelli che non tradiscono, a dispetto di qualsiasi avversità. L’abbinamento, l’avrete capito, non è con un piatto ma, con un sentimento: l’amicizia quella che dura nel tempo contro ogni incidente di percorso, proprio come questo vino che non è stato sempre conservato in maniera ortodossa e ha subìto ben due traslochi:) Fortunatamente ne conservo ancora qualche bottiglia.
Questa scheda è di Giulia Cannada Bartoli 
Sede a Taurasi. Contrada Sala,  Tel e fax 39 + 0827.74043 www.cantinecaggiano.it   Enologo: Luigi Moio. Ettari:20 di proprietà Bottiglie prodotte:100.000 Vitigni: fiano, greco,aglianico."

la scansione riporta l'estratto pubblicato oggi su Metropolis

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