martedì 9 settembre 2014

9 settembre, Le mie degustazioni: Quintodecimo, Via del Campo 2006, La Falanghina di Laura e il Professore a 8 anni dalla vendemmia, un progetto di vita e di vigna.



 Laura e Luigi Moio in una recente foto: vino, sorrisi e passione. Il sogno divenuto realtà. 
Foto Quintodecimo

Conosco Luigi Moio da quando, principiante allieva sommelier,pendevo dalle sue labbra alle lezioni di enologia. Il progetto Quintodecimo non aveva ancora visto la luce, ma di sicuro era già nella sua testa da anni. L’ho capito all’uscita del primo vino, appunto questa Falanghina magistrale e subito dopo visitando la casa, la cantina e le vigne a Mirabella. Un progetto senz’altro influenzato dalla permanenza in Francia di Luigi: la grande casa, oggi anche piccolo bed & wine, immersa tra le vigne, curate quotidianamente come un giardino, la grande bellezza,  il sogno: vivere tra le proprie vigne. Svegliarsi al mattino e poterle vedere e respirare da ogni angolo della casa.
Ho provato anch'io quest'emozione, ospite di Laura e Luigi nella tarda primavera piovosa del 2007. Una meravigliosa camera: "la stanza dei passiti": ogni piccolo dettaglio richiama le gradazioni cromatiche di questi vini, tende, copriletto, quadri, accessori con piccoli grappoli d'uva in ceramica. Questo gusto e appassionata precisione non fanno che confermare la natura del motore che spinge tutto ciò; l'amore reciproco e la totale "pasionaria" condivisione di sentimenti e obiettivi profondamente legati alla Terra e alle Vigne. Oltre a questa camera, ce ne sono altre due: quella dei "bianchi" e quella dei "rossi" altrettanto belle e curate nei minimi particolari.


 la grande casa e la Vigna Quintodecimo  che la circonda. Foto Quintodecimo.

Il progetto è iniziato con la casa in costruzione e pochi ettari, alcuni di proprietà, alcuni in conduzione. Con gi anni gli ettari sono diventati 15, tutti orgogliosamente e faticosamente di proprietà,  condotti con la stessa passione e amore dei primi, insieme con la moglie Laura con la quale condivide questi sentimenti nella vita e  in vigna. Lei riesce a bilanciare e smussare le spigolosità di ogni giorno nella vita di casa e di vigna che praticamente coincide e s’intreccia con l’attività universitaria e di ricerca, che Luigi svolge con infinita passione e mai abbandonerebbe; i suoi studenti lo seguono ovunque. Molti in Campania devono a lui la carriera di enologo. Le prime vigne sono state impiantate agli inizi degli anni 2000: al Vinitaly 2005, Quintodecimo era con la regione Campania con un solo vino, ancora campione da vasca, l’aglianico “Terra d’Eclano”. Conservo gelosamente una bottiglia della quale  scriverò al momento giusto…
Veniamo a “Via del Campo 2006”... assaggiata la prima volta al suo esordio, a Vinitaly nel 2008, il primo bianco di Quintodecimo esprimeva, allora come oggi,  il desiderio riuscito di “coltivare la perfezione, con pochi vini espressione del territorio  e passione di una vita”. Il nome del vino, romanticamente richiama la canzone di Fabrizio  De Andrè di cui il Professore è da sempre  un appassionato e che si diverte in compagnia di amici veri,  a cantare suonando la chitarra.  " Ricordo quelle serate d'inizio maggio 2007, quasi invernali: dopo cena, il Professore cantava e suonava le canzoni di De Andrè, con grande semplicità e libertà di spirito, quasi a voler accarezzare l'anima, bisognosa di emozioni genuine"

Via del Campo è l'espressione del profondo amore per le vigne che, Luigi e Laura prendono per mano, guidano e si lasciano guidare, rispettando il territorio fino a ottenere risultati eccelsi, come questa falanghina vendemmiata ad ottobre 2006 e lavorata lentamente. " Per fare bene le cose ci vuole tempo". Dopo una lunga pressatura dei grappoli interi, il mosto di sgrondo, rigorosamente protetto dall’ossigeno, viene separato da quello di pressa e illimpidito per sedimentazione naturale. La fermentazione avviene per il 70% in tini di acciaio inox e per il 30% in barriquedi rovere nuove. Segue un periodo di otto mesi di elevage su fecce fini continuamente lasciate in sospensione nel vino. Le mie impressioni del 2008 al Vinitaly:  tornai due volte allo stand  per essere  sicura di non essermi sbagliata: un bianco del 2006 presentato a Verona, dove tutti correvano dietro ai vini appena imbottigliati e quindi non compiuti. Nessuna fretta, le cose vanno fatte con calma e per bene, se no meglio non farle. Questa la filosofia del Professore. E che bottiglia! L’influenza del suo soggiorno  di studio in Francia si avvertiva tutta. Curata nei minimi dettagli, di stile bordolese, elegantissima la capsula di colore verde provenzale: ciascuna bottiglia viene  avvolta in carta velina e poi confezionata in cassetta di legno. Un vino gioiello, una pietra preziosa che splende e dura nel tempo.

 la bottiglia. Foto Quintodecimo.

Appena 6.000 bottiglie quell’anno. A Quintodecimo l’annata 2006 – mi raccontarono i Moio,  si era presentata con un inverno freddo ma piovoso, seguito da una primavera fresca e umida che fece avviare regolarmente le fasi vegetative. L’estate, calda e asciutta, con picchi di temperatura a metà giugno, nella seconda parte di luglio e inizio agosto. La seconda metà di agosto fu, come sempre, più irregolare e piovosa, con alcune giornate afose alternate a pomeriggi più freschi e umidi. Tendenzialmente caldo e asciutto anche settembre,con qualche pioggia nella seconda quindicina e  escursioni termiche più contenute del solito. Ottobre mite ed asciutto, con ottime escursioni termiche tra la temperatura del giorno e della notte, determinò  la scelta del momento di vendemmia e la riuscita del vino. Il colore si presentava  giallo oro intenso, molto vivace e accattivante. La consistenza nel bicchiere  decisamente notevole e al naso mi si offrivano  profumi ricchi e complessi di mela e frutta gialla ancora  fresca, con note tropicali e speziate (tostato e mentolato) ben fuse tra loro. Il finale di bocca era straordinariamente lungo, in degustazione alla cieca avrei detto:“ è Falanghina, finalmente, aroma varietale inconfondibile!” Non poteva essere altrimenti, Luigi aveva  messo in pratica, insieme a Laura, gli studi di una vita sugli aromi varietali e sulla longevità del vitigno Falanghina. Via del Campo 2006  è stata concepita per durare nel tempo. L’assaggio mi riportava alla mente le note e le parole di quella canzone…un vino musicale, subito un grande equilibrio: freschezza e mineralità fuse al palato con forza e morbidezza. Chi volesse trovare un neo, potrebbe obiettare che il prezzo è sbilanciato rispetto alle tante falanghina  oggi  sul mercato, ma ancora una volta dobbiamo tornare alle parole di De Andrè: troppe persone hanno fatto della nostra Falanghina una “meretrice”, (Bocca di Rosa...) svilendola in qualità e prezzo. Ci sono voluti Laura e il Professore per riportarla alla sua antica dignità, ricca di secoli di storia, passione e innovazione.

Fabrizio De Andrè il poeta dell'amore e della giustizia. Foto Toofash.net

Facciamo un salto nel tempo e torniamo ad agosto 2014 : nel 2009 ricevetti in regalo da amici questa bottiglia e di proposito la conservai nel frigo cantina di allora, con la tentazione continua di aprirla. Ho resistito fino a qualche settimana fa e il vino nel frattempo, come me, ha anche traslocato, per essere posizionato in una vera cantina degna di questo nome, temperatura perfetta, poca luce, ancora nella sua cassetta di legno. Il vigneto – situato a Mirabella in località Piano dei Greci – si chiama “Via del Campo”, abbiamo quindi un cru, un vino prodotto da unica vigna ( in francese, dal participio passato di  “croire”, che significa chiudere, circoscrivere). Oggi le piante hanno dieci anni sono quindi nella piena fase produttiva, sono a 360 mt. sul livello del mare, esposte a ovest, sono baciate dal sole da mezzogiorno al tramonto. Il suolo è argilloso – calcareo, tra i migliori per dare vita a vini freschi e longevi. Quella stessa annata vide anche la prima uscita del fiano di Luigi Moio “Exultet” anche di questo conservo una delle prime bottiglie…il Greco “Giallo d’Arles” è uscito per la prima volta nel 2007. Avrete notato che tutti i nomi dei vini Quintodecimo riportano ad un significato particolare, a un’emozione o fatti storici legati al territorio. Allora, nel 2008,  le bottiglie totali erano 32.000 e gli ettari 9 di proprietà e 3 in conduzione;oggi  sono 15 tutti di proprietà con le recenti acquisizioni fatte a Tufo per la produzione del Greco che sarà l’ultimo della triade che vi racconterò…
Rese basse, 65 quintali per ettaro; la densità d’impianto si attesta mediamente sui 4.000 ceppi per ettaro, ma questo è un dato relativo, perché è la vigna stessa a far capire al vignaiolo o all’agronomo come vuole assestarsi per raggiungere l’eccellenza. Si lavora a conduzione biologica anche se non certificato.
L’assaggio del 2014 :
Niente vacanze quest’anno, calda serata di agosto, decido che ho aspettato abbastanza, sei anni, basta: la apro. Tappo lungo, monopezzo sughero 100%, perfettamente integro. Sono emozionata: bicchiere giusto accuratamente lavato e asciugato per eliminare qualsiasi influenza esterna…E’ ancora lei! Giallo dorato brillante, consistenza invariata, profumi di frutta integra, più matura che vira con grande eleganza verso un sentore  terziario  e leggero di idrocarburi. Oltre a quest’ ultimo,  i richiami  olfattivi sono infatti soltanto più marcati rispetto al 2008, la freschezza è sferzante, come l’ingresso in bocca  che è sapido e minerale. La struttura è poderosa, così come è straordinaria la persistenza aromatica, potrei contare ben oltre i 15 secondi! Le sensazioni gusto – olfattive rispetto al 2008 si sono amalgamate al millimetro in una chiusura di palato lunghissima e estremamente mutevole rispetto al tempo di sosta del vino nel bicchiere.
Insomma, La Via del Campo è ancora lunga per Luigi e Laura, costellata di successi ottenuti grazie a disciplina, passione, impegno e amore per il proprio mestiere e la propria terra. Il consiglio è di andare a degustare i vini a Quintodecimo, immersi in un’atmosfera da sogno. L’annata 2006 non è più in commercio, sono rimaste soltanto le bottiglie indispensabili per l’archivio storico aziendale, cosa che tutte le cantine dovrebbero avere, per comprendere appieno il proprio percorso e la storia del territorio. L’annata attualmente in commercio è la 2013 adesso Irpinia doc (ottava annata di produzione) della quale sono state prodotte circa 10.000 bottiglie. Il prezzo in enoteca si attesta tra  € 26,00 e 28,00. Qui molti potrebbero “gridare allo scandalo”. S'impongono alcune considerazioni e chiarimenti: Luigi Moio lavora da anni sugli aromi varietali della falanghina, ne ha identificato un modello sensoriale ben preciso, al naso non ci sono equivoci, la bottiglia è coerente negli anni, muta solo il fattore annata. Ancora, vanno considerati gli investimenti per la lunga lavorazione e affinamento, la particolarità della bottiglia, il valore del tappo, per non avere brutte sorprese, e, non ultima l’attenzione maniacale alla grafica, alla scelta dei colori per identificare il  territorio, al packaging; insomma  tutti quei fattori che fanno di un prodotto “la griffe” della categoria, destinato a chi comprende e desidera il meglio e vuole essere sicuro che non sarà deluso. 

Significativa la dicitura in etichetta “ Merum Carmen Telluris Elatum”, in omaggio al caro grande amico e maestro Luigi Veronelli, scomparso nel 2004: “ il vino è il canto della terra verso il cielo”.
Luigi Veronelli negli ultimi anni. foto Eco di Bergamo


Quintodecimo, Vignaioli in Mirabella Eclano. Sede a Mirabella Eclano, Via San Leonardo 27, 83036 (Av); T. 39+ 0825. 449321; F. 39+0825.438978; www.quintodecimo.it; info@quintodecimo.it Ettari di proprietà:15; vitigni coltivati: falanghina, fiano di Avellino , Greco di Tufo, Aglianico. Tot. Bottiglie: 50.000; Enologo Luigi Moio. Visite : si, su prenotazione.


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