giovedì 1 ottobre 2015

6 novembre, CULT Oenologist al Merano Wine Festival 24: retrospettiva sui "registi" del vino dalle Alpi alla Sicilia

i dieci enologi d'Italia selezionati da Merano Wine Festival

 MeranoWine Festival sta all’enogastronomia come  Cannes sta al cinema. Ce lo ricorda  la novità di quest’anno: Cult Oenologist, che il 6 novembre inaugura la 24ma edizione al Kurhaus di Merano. Un evento unico nel suo genere grazie alla particolare modalità dei vini in degustazione. Cult Oenologist è stata definita una retrospettiva sui "registi" del vino. Helmuth Köcher ha invitato 10 tra i migliori enologi italiani a presentare 10 etichette che meglio rappresentano la loro filosofia e la loro produzione. Non una presentazione per vitigno o territorio, dunque, ma un modo nuovo per far conoscere e degustare un vino, valorizzando il lavoro dell’enologo, "fermo restando - aggiungiamo noi - che tutti i vini si fanno in vigna; all'enologo il compito di interpretare con sensibilità e veridicità le caratteristiche del territorio e dei vitigni che lì si esprimono."

Il 6 novembre, in concomitanza con la ormai consolidata  manifestazione bio&dynamica, Cult Oenologist offrirà ai visitatori la possibilità di conoscere la produzione di : Franco Bernabei, Maurizio Castelli, Giuseppe Caviola, Stefano Chioccioli, Roberto Cipresso, Riccardo CotarellaLuca D’AttomaCarlo FerriniSalvo Foti e Luigi Moio.

“Al MeranoWine Festival si lavora sempre per offrire nuove prospettive e in quest’ottica è nato CultOenologist un’evoluzione della scorsa edizione di Cult in cui ho voluto puntare i riflettori sulla figura dell’enologo”, spiega Helmut Köcher – Presidente e fondatore del MeranoWine Festival.
L’evento offre l’opportunità di conoscere  10  tra i migliori enologi d’Italia e degustare i 10 vini che meglio li rappresentano. Un momento unico, mai realizzato in Italia che intende, in primis, valorizzare e sottolineare l’impegno e il ruolo  dell’enologo in viticoltura.

Il format è quello che tutti conoscono: tavoli bianchi uguali per tutti e riflettori sui vini in degustazione che sono però riuniti – ecco l’unicità dell’evento – non per l’azienda di produzione ma per enologo che li produce. Questo significa poter scovare in vini di territori diversi e cantine differenti. lo stile personale dell’enologo.
L’evento si terrà al Kurhaus di Merano nella sala Sissi dalle 14 alle 18. Il biglietto d’ingresso (prevendita a € 80 euro su www.meranowinefestival.com) consente l’accesso anche a bio&dynamica, la prima manifestazione che offre l’occasione di degustare solo il meglio della produzione biologica, biodinamica e naturale.

Gli Enologi, i territori, le etichette

Franco Bernabei Lo chiamano mister Sangiovese, per via della sua familiarità con il vitigno re d’Italia, ma anche  Interprete del Vino, perché in un vino prodotto, mira a  interpretare l’espressione del territorio di provenienza. 
Presente con Toscana: Felsina,  Fonto di Folonari, il Molino di Grace, Lornano, Selvapiana; Veneto: Sartori, Trabucchi, D’Illasi; Marche: Casalfarneto; Sardegna: Antichi Poderi di Jerzu.


Maurizio Castelli è considerato uno dei più fini conoscitori del sangiovese perché riesce a registrare le differenti “tonalità” espressive di cui la varietà si fa portatrice. È votato ai cosiddetti casi difficili, come piccoli produttori, cantine sociali e zone dove raramente qualcuno penserebbe mai di imbattersi. 
Presente con Friuli Venezia Giulia: Bastianich; Toscana: Badia a Coltibuono, Castello di Radda, Collemassari, Grattamacco, Le Ragnaie, Mastrojanni, Monteraponi, Poderi Boscarelli; Umbria: Barberani.


Giuseppe Caviola crede fortemente nella qualità che ogni vitigno può offrire intervenendo il meno possibile in cantina, perché ogni vitigno può essere ottimo se frutto di tanta cura e passione in vigna.
Presente con Valle d’Aosta: Maison Anselmet; Piemonte; Albino, Rocca, Cogno, Damilano, Vietti; Veneto: Ca' Rugate; Toscana: Petra, Sette Ponti; Marche-Abruzzo: Umani Ronchi; Sardegna: Surrau.


Stefano Chioccioli si definisce agronomo prima che enologo. È uno dei più affermati winemaker italiani: ha lavorato per moltissime aziende di prestigio firmando vini nazionali e persino alcuni Château francesi. Presente con Friuli Venezia Giulia: Livio Felluga; Toscana, Antico Podere Gaglione, Baracchi, Il Borro, Le Cinciole, Tenuta Fanti; Umbria: Scacciadiavoli; Abruzzo: Fratelli Barba; Francia: Chateau, La Baronne; Ungheria: Sauska.

Roberto Cipresso è considerato uno dei più importanti enologi a livello mondiale, grazie ai numerosi riconoscimenti ottenuti. Ideatore del progetto Winecircus: una cantina-laboratorio nel territorio di Montalcino, che svolge attività di ricerca in collaborazione con le principali università italiane.
Presente con Piemonte: Azienda Ribote; Veneto: Corte CapitelliLisa dal MasoVenissa; Toscana: La Fiorita, Le Torri, LogonovoPodere Lentisco; Abruzzo: Cerulli Irelli; Sardegna, Toscana, Basilicata: Roberto Cipresso. L'enologo ha anche lasciato una forte eredità in Campania, è stato infatti per anni consulente di Cantine La Sibilla nei Campi Flegrei - dove ha formato l'attuale enologo, il giovane promettente Vincenzo Di Meo, titolare  con la famiglia della cantina. L'altro territorio campano dove Cipresso ha lasciato il segno è il vesuviano, la terra del Lacryma Christi, al quale ha dato nuovo impulso.


Riccardo Cotarella è un grande conoscitore dei differenti territori, sia italiani che esteri e riesce ad interpretarli in modo egregio dando vita a vini di grande pregio ed eleganza. Presente con Piemonte: Coppo; Emilia Romagna: San Patrignano; Toscana: Castello di Volpaia; Lazio: Falesco; Campania: Montevetrano, Galardi, La Guardiense ; Sicilia: Morgante.


Luca D’Attoma. Sperimentatore è il termine che meglio lo rappresenta, in quanto, libero da schemi e preconcetti ha come unico fine quello di valorizzare al massimo vitigni e territori con un lavoro fatto di ricerca della perfezione e umiltà, uniti a creatività e intuito.
Presente con Toscana: Agrilandia, Castelvecchio, Duemani, Fattoria Le Pupille, Sangervasio, Tua Rita; Lazio: Le Rose;Abruzzo: Fattoria La Valentina;  Sicilia: Terre Costantino.


Carlo Ferrini considera la sua più grande sfida l’andare a cercare terreni nuovi per fare la vigna visto che, come dice “un grande vino si può fare anche sfruttando la cantina, però il grandissimo vino si fa solamente in vigna”.
Presente con Trentino: Tenuta San Leonardo; Toscana: Barone Ricasoli, Castello di Fonterutoli, Petrolo, Podere Giodo, Podere Sapaio; Marche: Il Pollenza; Abruzzo: Masciarelli; Sicilia: Pietradolce, Tasca D’Almerita.


Salvo Foti. L’enologo siciliano che ha un debole per i vitigni autoctoni della sua terra e che punta tutto sul terreno, perché “solo una pianta di vite equilibrata, una vigna in armonia con l’ambiente, che non ha bisogno di apporti esterni, può dare un vino complesso, equilibrato ed elegante”.
Presente con Sicilia: Federico Graziani, Ferrandes Salvatore, Gulfi, I Custodi delle vigne dell’Etna, I Vigneri, Manenti, Tenuta di Castellaro.


Luigi Moio ha scoperto e valorizzato innumerevoli vitigni autoctoni del sud Italia ed è paladino dell’importanza del rilancio non di un vitigno, ma di un intero territorio. Secondo lui il Grande Vino è risultato del grande lavoro in vigna e del rispetto umano dell’uva di partenza perché la perfezione non è nell’uomo, ma nella natura” .
Presente con Lazio: Ronci di Nepi; Campania: Antonio Caggiano, Cantina del Taburno, Luigi Maffini, Marisa Cuomo, Michele Moio, Quintodecimo, Terre Del Principe; Sicilia: Barone di Villagrande


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